La Peute era per me un insignificante ed antipatico ammasso di fibre, era insieme alle Wulff ed alle Devaux uno degli artificiali che mai mi sarei sognato di legare al finale e tantomeno di usare in pesca, tanta era la mia avversione, dettata dalla convinzione che fosse per nulla imitativa e catturante. Non ricordo nemmeno il perché ne legai una al finale, forse leggendo una discussione su un forum o per qualche altro arcano motivo, ma un pomeriggio mi ritrovai sul solito fondobuca a lanciare la mia coda ed i miei improperi sulle trote che bollavano e non avevano nessuna intenzione di ghermire qualcosa che non fosse un insetto vivo. Svogliatamente, dopo vari artificiali cambiati, montai una Peute su amo del 14 e al secondo lancio una bella fario salì e, dopo una breve lotta, la lasciai libera, subito seguita da altre due amiche. Da quel giorno le Peute non mancano mai nella mia scatolina. In principio la mia convinzione era che imitasse un tricottero, ma in seguito, in base alle esperienze acquisite successivamente, ho intuito che può imitare una vasta gamma di insetti nei loro stadi vitali in base alla misura d’amo, della lunghezza, del taglio delle fibre, “pettinatura” ed ingrassatura. Il dressing originale prevede che sia fatta con la seta Gossamer Pearsall e petto di germana (hen mallard). Nutro la convinzione che possa imitare anche Baetis ed Ephemerella, cambiando il colore della seta del corpo ed avendo l’accortezza di usare un amo di adeguate dimensioni, cercando di far rimanere le fibre il piu possibile in verticale. Ho sentito diversi pam avere la convinzione, forse a ragione, che sia una sommersa, ma ingrassandola bene ed usando un elastico attaccato al giubbetto per asciugarla, si riesce a farla galleggiare discretamente; certo che non è come una parachute per visibilità e galleggiabilità, ma credo che il gioco ben valga la candela e che la sua efficacia possa dipendere proprio dal suo precario equilibrio. Cercando di disporre le fibre in orizzontale in fase di montaggio, può benissimo imitare spent di effimere ed è, inumidendola con la saliva, una ottima sommersa, soprattutto lasciandola derivare con la corrente. La caratteristica principale, sempre in fase di montaggio, è quella di tagliare le fibre due millimetri oltre la curva dell’amo, e questo per evitare la loro tendenza naturale ad incollarsi; a sommersa non sarebbe un problema, ma a secca sarebbe deleterio.
Fausto Basile